venerdì 31 ottobre 2008

Uncle Marco?

Dal mio roboante sbarco in America sono cambiate tante, tantissime cose. Una di queste è che, sposando quella povera vittima di Christina (che credeva di migliorare la sua vita unendosi in matrimonio con un siciliano mentalmente instabile) mi sono automaticamente trasformato nello zio di 3 superbiondissimi nipotini, con dei nomi che, solo per pronunciarli correttamente, mi son dovuto prendere 6 diverse mini-lauree. Tyler, Conner e Cara, dal primissimo giorno del mio arrivo in famiglia, mi hanno sorprendentemente continuato a chiamare “Marco”. Non “zio Marco” o “uncle Marco”,oppure “Marco l’idiota venuto da lontano”. No, per loro sono solo Marco. Perché, presumo, mi considerano al loro livello, o forse perché non credono che i veri zii possano inventare ogni giorno una parola nuova e stravagante per definire la cacca, o che possano essere ossessionati dai videogiochi molto più di loro. A volte, senza preavviso, ci ritroviamo a parlare insieme di cartoni animati e fumetti per ore, a costruire giganteschi robot con i Lego, o a disegnare supereroi, auto futuristiche e mostri ripugnanti. I miei piccoli “nephews”hanno un solo difetto: dal nostro primo incontro non hanno mai smesso di crescere in altezza, e si sviluppano in maniera inumana e pericolosa. Tyler, il più grande, prende 44 di scarpe ed è già quasi più alto di me( qualcuno di voi potrebbe ribattere che anche il Grande Puffo, pure senza gli stivaloni con la zeppa, mi supera di almeno 2 centimetri). Spero almeno che nessuno di loro 3 si permetta mai di picchiarmi per rubarmi la merendina. Ed è per questo che lascio briosce ovunque, sparse per la casa.
Recentemente, dopo anni di quasi totale inattività sulla mia tavola a rotelle, Tyler mi ha arruolato come istruttore/compagno di avventure sullo skateboard. Diciamo che non avrei mai pensato di riprendere così le attività del mio alter-ego salterino, ma è stato un grande onore. E una soddisfazione più grande è stata ricevere, a sorpresa, una copia di un tema che aveva appena consegnato alla maestra. Ve lo trascrivo di seguito, integralmente, senza deturparlo con una traduzione forzata:

Getting a 30 year old “brother”
By Tyler

When my uncle Marco joined the family by marrying my aunt, I was excited. I could tell when I met him that it was going to be fun to have him in our family. At that time I felt that he was just like me, except he is taller. He has traits that all kids have, such as loves video games, seeks adventure, loves pranks, and has a sense of humor. He really is like a brother to me because we do a lot of stuff together. Something I really like about him is that he thinks he can do anything, which is pretty funny. And he actually has proven to me by climbing up walls, performing amazing skateboard tricks, and drawing astounding characters. I am still waiting to see him fly and have popcorn shoot out of his ears, though.
My uncle is also very funny. Whenever he comes over to my house, I always ask him if he has a funny story from his childhood. When he does they are always very interesting. For example, he told me one time he snuck out of the house at night and jumped over an abandoned castle wall and got chased by a horse. Also he makes funny jokes and insults. Whenever I have an insult contest with him, I lose.
Lastly, my uncle Marco is a helpful and supportive man. He helps me learn stuff like how to do a trick on the skateboard. Also if I’m stuck on a level in a video game, he finds a way to help. He is supportive because he helps me when I do something for the first time in sports or games. He tells me what I did wrong and tells me how to improve it. Without a doubt, my uncle joining the family has been a positive impact on my life.

venerdì 3 ottobre 2008

Aldo e Maria

Aldo e Maria camminano tenendosi per mano, con gli occhi sereni guardano avanti. Il pomeriggio, dopo il lavoro, passeggiano allegri come fosse la prima volta, quando erano ragazzini e già si volevano bene. Passo su passo osservano quel mondo che ogni sera non è mai lo stesso. Onda su onda assorbono quel mare che, da dietro la banchina, li vuole cullare.E parlano, si confidano, si preoccupano, si sorridono. Sempre insieme. Insieme come se non ci fosse un altro modo di percorrere il cammino.A volte Maria, per gioco, salta su un raggio di luna ed Aldo la segue, brontolando un po’. Così, su quella scia di luce e magia tornano a casa che ridono ancora. E stretti nell’abbraccio di quel piccolo nido, vivono uniti gli anni più belli della loro vita.

Aldo e Maria li vedrò sempre lì, per mano, come una statua meravigliosa tra le rovine del deserto, che neanche il vento ed il tempo hanno saputo cancellare. Eterni e sinceri come il sogno dolce di un bimbo che non è cresciuto mai.