sabato 21 marzo 2009

Una Memoria dal Futuro

L’immagine che vedete qui sopra è un ricordo ancestrale che riaffiora periodicamente nella mia vita, una scheggia di memoria che sale a galla senza preavviso, sin da quel pomeriggio. Quel giorno dei miei otto anni quando mio padre, dopo i compiti, mi portò al cinema con lui. Guardavamo spesso cartoni animati come “Gli Aristogatti”, oppure lungometraggi con Mazinga e Goldrake. Quella volta, invece, davano un film cupo di cui neanche oggi conosco il titolo, nonostante mi sforzi in ogni modo di identificarlo. La trama era probabilmente troppo elaborata perché la potessi capire fino in fondo, ma mi ricordo che c’erano degli uomini che combattevano all’interno di mezzi galleggianti sul mare, claustrofobici e dalla forma molto squadrata. E che poi, improvvisamente, successe qualcosa che sarebbe rimasto con me per sempre: qualcuno, da una spiaggia deserta, gridò un comando rivolto all’oceano ed un’armata di uomini-pesce, lentamente, silenziosamente, cominciò ad uscire dalle acque. Avevo un cuore troppo piccolo per contenere l’emozione di quella sorpresa. E provai la strana, assurda, illogica sensazione che quella fosse una scena che avessi già visto o vissuto, o che perlomeno avesse un significato profondo, un nesso segreto che con il tempo avrei scoperto. Era un misto sensoriale di acqua salata, quiete lontana, distorsione sonora delle profondità, percezione di mondi nascosti sotto la superficie, misteriosità degli abissi.

Qualcosa di molto importante è, è stato o sarà sul fondo del mare, lo sento anche adesso. E come quella sera di tanti anni fa, mentre tornavo a casa per mano di mio padre, mi domando ancora cosa voglia dire quell’emozione così profonda ed inusuale. E se quell’immagine del passato fosse un punto di partenza, o l’arrivo inaspettato e precoce di una rivelazione.