mercoledì 20 maggio 2009

Sempre

Ti aspetterò sempre, come un bimbo che guarda nel cielo cercando un aereo.
E non dormirò mai. Mai.
Questa musica dolce che mi hai lasciato nel cuore mi terrà sveglio tutto il tempo, gentilmente.
E ogni giorno i miei occhi sapranno cercare solo te, ignorando la spiaggia e le grandi onde del mare.
Poi, una notte piena di vento arriverai da molto lontano. Mi porterai un sorriso, il tuo sorriso, e io sarò felice. Più vivo.
Come un bimbo che guardando nel cielo ha trovato un aereo.

giovedì 14 maggio 2009

Golden Fish

Pesce dorato, che solitario scivoli tra le acque scure del lago, so che mi hai perdonato. So che hai già dimenticato quel mattino, quando un amo ti ha strappato via dall’ombra del tuo regno incantato e quel filo, che non riuscivi a spezzare, ti ha tirato su verso qualcosa che ancora non comprendi. Chissà se hai avuto paura mentre lottavi come un guerriero e l’acqua, tutt’intorno, s’increspava in una simmetria perfetta di forza, grazia e dolore. E chissà a cosa pensavi quando, con fatica, finalmente ti ho preso tra le mani e mi hai guardato con quegli occhi pieni d’orgoglio. La nostra battaglia era finita e lo sapevi: stavi solo aspettando, confusamente, che qualcosa accadesse. Facevi un odore intenso di muschio, di fondali torbidi e remoti, di libertà senza confini. Nessuno ti aveva mai visto prima di quel giorno, e mai avrei sperato di osservare così da vicino la tua bellezza.
Eri una creatura prodigiosa della natura, pesce dorato, e alla natura ti ho voluto restituire. Con un guizzo poderoso mi hai salutato e sei sparito via nel nulla, come non fossi mai esistito realmente.
A me rimane soltanto una foto per ricordo e la sensazione, profonda, che non t’incontrerò mai più.

domenica 3 maggio 2009

Marco Tornerà

Ogni giorno mi sveglio con un peso sul cuore, quando apro gli occhi e non trovo il mare. Quando fuori sul marciapiede le persone non parlano la mia lingua ed ogni cosa sembra grigia senza il sole. Così dall’America penso alla mia gente, lontana.
Madre, padre, fratello, amici di tutta una vita, io vi vedo sbiaditi dietro una finestra che non riesco ad aprire. E le ore, i giorni, le settimane, pian piano diventano anni.
Ho lasciato tutto alle spalle, spesso mi sembra anche di aver abbandonato per sempre la giovinezza. E l’unico conforto, consolazione dolceamara, sono i ricordi di un tempo e di un luogo a me cari. Così la primavera, questo inizio di Maggio, mi portano a pensare a quelle mattine quando mia madre preparava i panini con pomodoro e cotoletta, e gli amici suonavano al campanello di casa. Ci trovavamo tutti in Marina con macchine, scooter, radio, zaini e palloni. Poi si partiva per una lunga giornata di pic-nic, giochi, scherzi, corse tra gli ulivi e risate in compagnia. E tra musica, birra e qualche sigaretta, sbocciavano e appassivano amori di un’adolescenza che avrebbe segnato, profondamente, le nostre vite. Ricordo che quelli erano i giorni in cui indossavamo la prima maglietta con le maniche corte, e qualche coraggioso si tuffava a mare per inaugurare la stagione dei bagni. A quel punto l’estate siciliana, il periodo più atteso da ognuno di noi, si faceva sempre più vicina. Finalmente mettevo a punto il motorino, risvegliandolo dal forzato letargo invernale, e guidavo senza pensieri verso il Capo della città, passando dalla strada Panoramica e godendomi ogni istante del percorso. Era una sensazione di felicità semplice e bellissima. Adesso che ci penso non credo che ci sia niente di meglio a cui aspirare.
Oggi, 3 Maggio 2009, sono qui, oltre quest’oceano che mi separa da tutto, e penso alle mie passeggiate solitarie al cimitero di Milazzo, solo per assorbire quel silenzio. Ricordo l’odore pungente dei fiori che appassivano nei vasi e le foto sulle tombe che alimentavano la mia immaginazione. Ogni lapide aveva una storia, nella calura di quei pomeriggi pensierosi, e al mio cammino tutto restava immobile ed eterno, sospeso nell’ immutabilità di quel luogo. Sospeso come le volte che lasciavo casa dopo pranzo, in sella alla mia nuova bici da corsa rossa, e pedalavo verso il porto per guardare le navi da vicino, per sentire l’odore delle onde che carezzavano il molo. Sbirciavo dentro il secchio dei pescatori con curiosità, mentre gli aliscafi tornavano uno ad uno dalle isole, ed il pensiero dei compiti di scuola si faceva sempre più pressante.
A volte passavo ore ed ore alla Croce di Mare, senza che nessuno sapesse che ero lì. Mi perdevo in quell’angolo di mondo, seduto sulla carcassa di una barca o arrampicandomi tra le rocce per contemplare i fondali, attraverso il verde-azzurro di quelle acque trasparenti.
Un pomeriggio estivo dei miei quindici anni, quando la scuola era appena finita, mi ritrovai in spiaggia con gli amici, travolto dall’allegria spensierata della gioventù e pensai –lo giuro- che quel momento nel tempo fosse perfetto. Non avrei mai voluto che niente e nessuno me lo portasse via o ne cambiasse anche una minima parte. E quell’istante, dopo 17 anni, lo puoi trovare ancora sul mio viso.
Perché c’è una sola vita, una sola storia per un uomo. E la mia sta tutta lì.
Apro la porta del mio appartamento a Washington ed esco fuori, portando nel petto queste vecchie emozioni siciliane, che nessuno per strada può davvero capire. Ed in cuor mio so, lo sento, che un giorno tornerò.