sabato 20 giugno 2009

Sotto il Tendone del Circo

Sotto il tendone del circo la gente applaudiva, avevano appena annunciato l’arrivo del pagliaccio.
Ma lui non arrivava.
Era in un angolino, a testa bassa, nascosto dalle gabbie delle tigri. E sospirava. Era stanco di sorridere, di aver tutte le luci puntate su di lui. Stanco d’inciampare. All’improvviso quelle scarpe erano troppo lunghe, quel vestito troppo sgargiante, il trucco opprimente.
Il ruggito delle bestie lì davanti suonava come un pianto triste, era il lamento di chi è prigioniero e non riesce a rassegnarsi.
Era scappato di casa a 12 anni per seguire il carrozzone con tutte le sue meraviglie, con gli animali, i pagliacci, i coriandoli, la banda musicale e i riflettori. Adesso di anni ne aveva 52 e al suo paese ci voleva tornare. Chissà se mamma c’era ancora, chissà se l’aveva perdonato. Forse, nel panificio di fronte casa, facevano ancora quelle ciambelle calde da imbottire con la marmellata. E magari qualcuno, tra i compagni di gioco d’un tempo, l’avrebbe riconosciuto ed accolto con un abbraccio.
Così il clown, mentre il pubblico lo chiamava sempre più a gran voce dagli spalti, si alzò da quella panchetta, gettò a terra cappello e parrucca e si avviò convulsamente verso la sua roulotte. Mise la testa sotto il rubinetto e strofinò forte sul viso con un panno, lasciando gocciolare il trucco nel lavandino. Poi, ansiosamente, si guardò allo specchio. E con immenso orrore, con devastante repulsione, comprese. Capì che sotto quella maschera, sotto quella desolante bugia quotidiana, non era rimasto più niente. Non c’era più un volto, forma, espressione o parvenza di uomo. Il circo se l’era mangiata.
Sotto il tendone del circo, quella sera, tutti gli animali rimasero in silenzio. Qualcuno, inginocchiato in un carrozzone, si aggrappava alla foto di un bambino di 12 anni. E nonostante la gente avesse già svuotato da tempo le gradinate, trombe, sassofoni, piatti e tamburi strepitavano ancora in un folle delirio cacofonico. Come a voler coprire un pianto.

venerdì 5 giugno 2009

Saltano

Salta il fanciullo sul prato
rincorrendo l’amico,
salta la punta sul disco
nel grammofono antico.
Saltan le pecore ad una ad una
quando mi voglio addormentare,
salta la terra per aria
alle bombe del militare.
Salta felice nel mare
l’immensa balena,
saltano i pesci in padella
mentre prepari la cena.
Salta nel petto il mio cuore
se ti vedo passare,
salta la pulce sul cucciolo
che si gratta il collare.
Salta l’atleta del circo
e sopra il pubblico vola,
salta la corda la bimba
che si sente un po’ sola.

Di tutti i balzi nel mondo uno è straordinario,
così veloce che ogni volta strabilia:
quando i giorni saltano avanti nel calendario
e mi ritrovo, d’Estate, nella mia Sicilia.