giovedì 26 novembre 2009

Tu

Tu che guardandomi in faccia non dimostri mai dubbi,
che non hai segreti da nascondere.
Tu che hai imparato l’italiano per parlarmi d’amore,
che hai scoperto la mia terra,
il cibo e la sua gente
con la meraviglia di chi vive in una favola.
Tu che mi chiami al telefono
e hai la voce dolce di una bambina,
che mi baci ed io sento la scossa
di due mondi che si sfiorano.
Tu che con quegli occhi grandi sai dire tutto
e piangere
e ridere
ed illuminare il mio cammino.
Tu che guardi la tv in quel pigiama soffice
e le calzette buffe.
Tu che mi prendi per mano, d’estate,
per esplorare i tesori nascosti del mare.
Tu che porti il nostro bimbo dentro di te,
giorno per giorno,
e già lo aiuti a crescere forte e sano.
Tu sei la donna che aspettavo
e che è venuta a cercarmi da molto lontano.
Ti ho presa per mano,
mi hai preso per mano
e siamo ancora qui che camminiamo,
giovani e allegri
come l’inverno che t’ incontrai a Roma.

martedì 3 novembre 2009

3 Novembre

Mi ritrovo ancora una volta a pensare alla mia famiglia, laggiù oltre l’oceano. Mia madre starà cucinando qualcosa di buono, avvolta nella sua vestaglia a scacchi rossi, papà lo vedo seduto in camera da pranzo che guarda la televisione, mangiucchiando salumi e formaggi acquistati alla bottega dietro l’angolo. A qualche isolato da quella casetta in Via Colonnello Bertè, anche mio fratello si starà preparando per la cena con la moglie, dopo un’intensa giornata di lavoro. Ogni cucina di Milazzo emana un buon odore, e tutt’intorno c’è aria di pace.
Qui da me sono ancora le quattro del pomeriggio e, come ogni giorno alla stessa ora, mentre ognuno lì si prepara a dormire, vorrei poter dire alla mia gente che li penso sempre e che non li ho mai dimenticati, che quel mercoledì di Dicembre non sono scappato via senza guardare indietro. Controllo il calendario e un altro mese, un altro anno è passato. Oggi mio padre compie 60 anni ed io lo saluto da molto lontano, in un angolino di tempo rubato agli impegni di questo mondo così diverso.


A volte, appena sveglio, mi sembra di scorgere la spiaggia alle prime ore del mattino, quando i gabbiani si radunano in gruppetti ordinati per osservare le onde. E poi, spinti dal vento, scivolano sull’acqua per un istante carpendo la preda che ancora si dibatte. Vorrei anch’io aver le ali e volare da loro, da tutti, in quella terra che è madre, culla, dolore, conforto e luce di ogni mia giornata. E così direi a piena voce, planando giù verso il giardino di quella casa a me cara: “ Buon compleanno, papà!”