sabato 24 dicembre 2011

Buone Feste dal Mio Ometto che Cresce

    ( Clicca sulle foto per ingrandire )                                                 
                                                                                                    

martedì 15 novembre 2011

Acqua, Terra, Braccia, Gambe e Ruote : "Leonardo Triathlon Milazzo"


Acqua, terra, braccia, gambe e ruote.
Dal molo, dalla spiaggia, dagli scogli saltano in quel mare dove tonni e pescispada nuotano da sempre, dove riecheggia ancora l'audacia dei romani sui cartaginesi.  Scivolano leggeri nelle acque tra Ponente e Levante, in quello specchio cristallino che li inebria. E' un mondo azzurro fatto di pace e armonia.

Acqua, terra, braccia, gambe e ruote.
Spingono sui pedali di quei destrieri d'acciaio, tagliando l'aria mentre la gente si sporge da marciapiedi e balconi . La folla  grida il suo entusiasmo e sembra , per un istante, che Via Umberto I rimanga sospesa in quell'attimo di ardore. Lo sport risveglia i cuori e le anime che dormono, li scuote dal torpore. Le ruote scorrono per strada veloci, ritmiche, frenetiche, accendono gli sguardi che incontrano ad uno ad uno. Un ragazzino osserva le bici in curva, che sembrano volare, e sogna che un giorno il campione sarà lui.

Acqua, terra, braccia, gambe e ruote.
Corrono per  quelle strade percorse da Garibaldi,  sfiorando le barche dei pescatori di Vaccarella, tra vie, chiese e palazzi che il tempo non ha mai cambiato. Poi un corridore  alza lo sguardo ed incontra il castello. E corpo, mente e cuore si riallineano, si purificano in quel momento eterno che dà forza alle sue gambe.
Cullati dalle onde, dall'erba, dalla terra generosa di Milazzo, abbracciati dalla storia, gli atleti sanno di aver già vinto la loro sfida.

Acqua, terra, braccia, gambe e ruote.
Gloria di uomini d'altre epoche in un'isola antica e fiera. Prodigiosi talenti che si esprimono. Dal nome di un bimbo felice, il gruppo "Leonardo Triathlon" nuota,  pedala,  corre  ogni volta verso la libertà, la speranza. Un sogno nobile , divenuto reale.

Acqua, terra, braccia, gambe e ruote. E uomini, donne,  ragazzi e ragazze si incontrano di nuovo lontani da scuse, lamenti, tristezza o apatia. Loro si spingono verso il futuro tra impegno, fatica, sudore e gloria. Per sentirsi immortali ancora per un altro giorno. 



mercoledì 21 settembre 2011

Recensione di Super 8 (Versione Integrale), Pubblicata sul Numero di Settembre del Magazine "XTimes"



1979. Una notte qualunque a Lillian, piccola cittadina nell'Ohio. 5 ragazzini stanno girando un film di zombie amatoriale, in formato super 8 (da qui il titolo del film), sfruttando il suggestivo scenario di una stazione ferroviaria in disuso. Quello che Joe, Charles, Cary, Martin, Preston e Alice non sanno ancora  è che qualcosa, qualcosa di eccezionalmente  fuori dall'ordinario sta per stravolgere le loro vite per sempre. Nella frazione di pochi secondi, qualcuno guiderà un fuoristrada in direzione del treno in corsa che si avvicina all'orizzonte, il quale deraglierà disastrosamente a pochi metri da quel set improvvisato. Da uno dei tanti vagoni semidistrutti verrà fuori una misteriosa creatura dalle dimensioni imponenti, che si allontanerà istintivamente dalla zona del disastro. Tra le macerie, gli atterriti teenagers troveranno una quantità impressionante di strani cubi di colore bianco e, come se lo shock accumulato da un evento così drammatico non bastasse, i 5 si ritroveranno faccia a faccia con il conducente dell'auto che aveva scatenato il disastro. Ancora imprigionato tra le lamiere della vettura, ferito gravemente, l'uomo non è altro che il professore di biologia della loro scuola che, pistola alla mano,  intimerà loro di andar via subito e di non parlare a nessuno dell'accaduto. Qualche secondo dopo, quando i ragazzini sono già in una folle fuga verso le rispettive case, i militari dell'Air Force raggiungono il luogo dell'incidente ed iniziano a circoscrivere la zona. Niente sarà più lo stesso.
Scritto e diretto da J.J. Abrams  (Lost, Cloverfield, Star Trek) e prodotto da Spielberg (avete davvero bisogno che ve lo presenti?), il film è uscito negli Stati Uniti il 10 Giugno 2011, ma verrà distribuito nelle sale italiane solamente il 9 Settembre. Facendo parte di quel pubblico americano che lo ha visto nella sua release date originale, vi anticipo subito che Super 8 non offre niente di nuovo o rivoluzionario, ma che  il suo valore sta proprio in quella sua nostalgia per le pellicole a cavallo fra gli anni '70 ed '80, di quando tutto era più leggero e spensierato, di quando si era giovani e si correva liberi e senza stancarsi mai. Con un gruppetto di ragazzini come protagonisti dell'avventura, così magnificamente caratterizzato, non pochi spettatori sorrideranno nel ritrovarsi indietro nel tempo, inaspettatamente, ammaliati da quell'atmosfera tipica di film quali E.T., Stand By Me, Piramide di Paura, Explorers e, naturalmente, I Goonies.
Già nella primissima scena, che ci informa della morte della madre di Joe in un incidente sul lavoro, con conseguente funerale, traspare tutta l'abilità narrativa di Abrams, che descrive l'accaduto solamente mediante l'uso di immagini, con un'efficacia immensamente superiore a qualsiasi parola o dialogo descrittivo. Davvero brillante, se volete il mio parere.
Il film continua poi la sua corsa con un ritmo molto emozionante ed intenso, che coinvolge lo spettatore anche grazie alle straordinarie interpretazioni dei suoi giovani attori (guardate, per esempio, la scena in cui Alice piange sul set del loro cortometraggio amatoriale, o provate a non affezionarvi e sentire un po' di compassione per il povero Joe Lamb).
La parte iniziale del film, con i cani della cittadina che scappano via chissà dove, oggetti metallici che spariscono, due genitori rivali che non riescono a riappacificarsi, la storia d'amore che sembra dover sbocciare tra Joe ed Alice, contribuisce mirabilmente a creare una grande anticipazione nello spettatore. Sono presenti anche momenti di comicità, di allegria giovanile strappata a quegli eventi così traumatici per la cittadina di Lillian. Io ricordo divertito, per citarne solo uno, quando i protagonisti consumano un pasto in un diner e Cary si lamenta con l'amico Charles, 13enne sovrappeso, che sta ingurgitando tutte le patatine presenti sul tavolo. Cary chiamerà  la cameriera e le chiederà, con fare serio:" Could we get another order of fries? Because my friend here is fat!" ("Puoi portarci ancora patatine? Perchè il mio amico, qui, è grasso!").
Nonostante abbia apprezzato Super 8, ammetto di aver trovato la sua debolezza nella parte finale. Ho come l'impressione che J.J. Abrams , come del resto nella serie di Lost, sia stato capace di creare una grandissima tensione ed attesa, ma che non sia riuscito pienamente a fornire una conclusione solida e degna di un'intelaiatura così sapientemente costruita. Ad esser sincero, non nascondo di esser rimasto deluso anche dall'essere alieno nel film. Quando Abrams immagina una creatura (vedi anche Cloverfield) è sempre gigantesca e la si può intravedere, parzialmente, solo in qualche frame. Dai primissimi trailers e pubblicità che circolavano mesi fa, per il tipo di storia che s'intuiva da quei pochi flash, mi sarei aspettato sinceramente un alieno di tipo umanoide ma, alla fine,  credo che questa sia una questione di gusti. Poi, fatico ad accettare l'altro  stereotipo secondo il quale un essere, venuto da chissà quale galassia, debba cibarsi necessariamente di carne umana. Volendo inoltre commentare una delle tante reminiscenze-omaggio a Spielberg, presenti in tutto il film, devo osservare che il protagonista di Super 8 non raggiunge mai quel profondo contatto emotivo con la creatura, che il grande Steven era riuscito a tratteggiare magicamente in E.T.  Succede in una maniera quasi sbrigativa, solo nel finale e senza lasciare davvero il segno. Poi quel povero essere alieno, tenuto come prigioniero da noi umani e non aiutato, riesce finalmente ad ultimare la sua astronave, unendo i milioni di cubi con parti metalliche,  e vola via lontanissimo, mentre le macerie cadono sui militari in puro stile  (ancora) spielberghiano. Un film da vedere sicuramente, senza farsi montare troppo dall'hype mediatico che lo circonda. Guardatelo, insomma, con gli occhi di un ragazzino.

Consiglio finale: non alzatevi troppo presto dalle vostre sedie e godetevi l'adorabile  filmino di zombie durante i crediti finali, frutto della fatica di 5 filmakers in erba molto speciali..

giovedì 8 settembre 2011

"Milazzo". Testo: Marco Talotta - Foto: Giuseppe La Spada (http://www.flickr.com/photos/gls_italy/ )



Amore d'infanzia che fa le guance rosse, di quando da bambino saltavo sul muretto di fronte scuola, cartella in spalla. Nessuno sa davvero che ci sei, Milazzo. Unita al mondo da un soffio di terra, il resto è rapito dal mare.

Amore di giovinezza mai dimenticato. Gli scogli che odoravano di sale, in quei pomeriggi senza voglia di studiare. E mille meraviglie scoperte da ragazzi, tra il centro, le salite e le stradine.

Amore tradito e abbandonato, dei miei anni lontani da te. Ricordo quel mercoledì d'inverno di tanti anni fa, quando misi l'anima nella valigia e, da lì, lei non volle mai uscire. Ad una ad una vedo le facce di tutti i tuoi figli che sono dovuti andar via, e ancora piangono guardandosi indietro.
Sei tu la casa che mi aspetta, Milazzo. Sei una musica lontana e sublime, che sento ancora da oltre l'oceano.
 E scorgo i colombi del palazzo del Comune, mentre si alzano in volo. Sono un ventaglio bianco e grigio che avvolge la strada per un attimo.
E le barche dei pescatori riposano sulla spiaggia, dopo una giornata a cavallo del blu.
Sul lungomare le famiglie, i ragazzi, i vecchi e tutti passeggiano, giocano, scherzano, discutono. Qualcuno, alzando gli occhi, troverà il salto dei delfini all'orizzonte e non lo scorderà mai.
Al porto, lì vicino, le navi non hanno mai smesso di attraccare e di ripartire. Passa la processione, di fronte in strada, e sul fragore della banda mi risveglio da questo sogno fatto troppe volte.

In questi miei anni lontano, da te e da tutti, ho trovato una consolazione, come una carezza su di un cuore stanco che non sa più davvero gioire.
Non importa cosa succederà e dove mi porterà questo mio vagare, Milazzo. Un giorno sarò una delle tante pietre nel tuo cimitero. E riposerò, sereno, cullandomi in un amore perduto e per sempre ritrovato.

lunedì 1 agosto 2011

1IDEA = 1APP: La Lista dei 10 Vincitori



[Articolo tratto dal blog di MobileSchool (http://www.mobileschool.it/blog/) ]                                     " Come vi avevamo anticipato su Facebook e Twitter nei giorni scorsi, la nostra giuria ha passato l’intero mese ad esaminare le proposte ricevute per il contest 1idea=1app. La giuria composta da Emma Tracanella, Luca Panzarella, Federico Hertel Gherardi, Alberto D’Ottavi e Andrea Carnevali ha selezionato le 10 idee che si aggiudicano:
- 1 biglietto omaggio per un corso a scelta organizzato da Mobile School durante tutto il 2011
- 3 biglietti di riduzione del 50% per un corso a scelta organizzato da Mobile School durante tutto il 2011
Ma non è tutto. Tra queste idee “si nasconde” anche l’app che si aggiudica la vittoria assoluta, e che sarà quindi sviluppata e promossa da Mobilezr e Republic+Queen.
Ecco i vincitori (in ordine alfabetico):
C. Antonacci - ”Svegliarsi Bene (SB) / Wake up Well (WW) ”
Cristian Contini - MyTassametro
Roberto Forleo - My Fountain
Antonio Ligotino - Find my Gate
Augusto Russo - ASAPP
Thomas Salerno - Batch
Antonio Solano - myVet
Marco Talotta - Not a Fun Day on the Bridge
Gabriella Trapani - Sharing Wardrobe
Alessandro Varone - Dove scendo?
Complimenti a tutti i partecipanti e ai 10 finalisti. Non è stato facile scegliere tra le tante proposte arrivate.
Continuate a seguirci, domani annunceremo il vincitore assoluto. "

martedì 12 aprile 2011

L'Ultimo Giorno



La folla scappa per le strade, qualcuno grida che hanno calpestato l’ultimo fiore, che l’ultimo degli alberi è caduto. E che, stamattina, l’ultima bomba dell’ultima guerra scoppierà. Il cielo è di un color grigio avvelenato, si riflette su quel mare senza pesci che nessuno può toccare. Squillano le sirene e uomini, donne e bambini sgomitano, si spingono tra loro, corrono e non sanno dove vanno. Si trascinano su quelle soffici collinette di spazzatura, ammassandosi e gridando come bestie atterrite. E la cattiveria, la crudeltà di quegli occhi, fa fuggir via anche i topi.

I vecchi sono seduti ad aspettare già da tempo, fumando pile di sigarette che li fanno tossire. Suonano come un’orchestrina stanca e stonata, che vuol soltanto tornare a dormire.  Loro non hanno paura, non provano rabbia, ma tra le rughe del volto gli leggi tristezza e delusione.
Prendo in braccio il mio unico figlio, così piccolo che non comprende, e gli dico che mi dispiace davvero. Gli spiego che domani non sarà la fine del mondo, come dicono tutti, ma sarà la fine di noi stessi. Qualcosa, forse un insetto o creatura microscopica sopravviverà e si moltiplicherà, ripopolando le macerie di questa terra tradita. Perché noi, esseri intelligenti, abbiamo scelto cosí.  Alzo lo sguardo e scorgo degli aerei così grandi che coprono il sole. Poi nessuno, nessuno al mondo, vede più nulla.

martedì 1 marzo 2011

"Un Attimo Leggero Dentro un Sogno". Testo: Marco Talotta - Foto: Salvo Bombara (http://www.flickr.com/photos/coldsummerpics/)


Il tempo si ferma e tu ritorni bambina, nel mare eterno che ti ha visto nascere, che un giorno ti vedrà andar via. Liberi l’anima nel vento fresco che scuote vesti e capelli, rabbia e pensieri. Schiuma di onde come carezze gentili sul viso, cielo che sembra ammirarti da lassù.  Tutto, intorno, esiste solo per te. E’un sogno fatto un pomeriggio d’estate, o forse realtà. Non sei mai stata così felice, così vera. Nessuno al mondo sa che sei lì.

E poi, un mattino, ti ritroverai cresciuta e lontana da quel blu perfetto, dal fragore inebriante di quel silenzio. E quell’emozione perduta sarà il ricordo più caro. Ti sveglierai e guarderai fuori da chissà quale finestra, tra mille palazzi grigi che soffocano i giorni, cercando smarrita quel frammento innocente del passato. E la spiaggia, sempre lì e sempre uguale, lo custodirà per te, senza mai perderlo o sciuparlo. Quell’attimo leggero dentro un sogno, che non hai mai dimenticato.





-English Version- :  A Light Moment Inside a Dream

Time stops and you’re a little girl again, in the eternal sea which saw you being born, which one day will see you go away. You free your soul in the cool wind that shakes clothes and hair, anger and worries. Foam from the waves like gentle caresses on your face, sky that seems to admire you from above. Everything around exists only for you. It’s a dream had on a summer afternoon, or maybe it’s real life. You've never been so happy, so true. Nobody in the world knows that you're there. 

And then, one morning, you will find yourself grown up and far away from that perfect blue, from the intoxicating roar of that 
silence. And that lost emotion will become your most precious memory. You will wake up and look out from who knows what window, among a thousand gray buildings that suffocate the day, searching bewilderedly for that innocent fragment of the past. And the beach, still there and still the same, will keep it for you, without ever losing it or spoiling it. That  light moment inside a dream, that you never forgot. 

venerdì 11 febbraio 2011

Un Giorno


Un giorno verrò dal nulla e passerò a prenderti, ovunque tu sia lo sentirò. Con uno sguardo capirai e mi farai un sorriso. Niente e nessuno oserà toccarci. E voleremo via, lontano da chi non comprende, verso i luoghi che puoi vedere quando chiudi gli occhi. A piedi nudi accarezzeremo il verde di freschi prati, ammireremo il ruscello che sembra far  piangere la collina. “Ma dove vanno ?”mi chiederai poi indicando il volo degli uccelli.”Non lo so –risponderò- io so solo che ti amo !”
E continueremo a camminare per mano, nel mondo che esiste nei nostri cuori, ridendo come i ragazzini. 

mercoledì 2 febbraio 2011

Pensiero



Di tutte le cose che ho in testa, di tutte le ansie, i dubbi e i pensieri, scelgo sempre quello di ritornare a casa, di abbracciarti di nuovo e rimanere così, in quel calore buono, su quel divano che è la nostra isola perduta.

mercoledì 12 gennaio 2011

Apparizione (A Sorpresa) sulla Rivista X Times



(clicca sulla foto per ingrandire)


Mi e'appena giunta notizia  di essere  stato citato (con foto) e salutato, quale fedelissimo lettore, sul numero di Gennaio del magazine di ufologia "X Times".
Seguo X Times fin dagli albori, anzi anche da prima, quando si chiamava "Area 51'. Vivevo ancora in Italia, e ricordo che divoravo ogni uscita del giornale in una sola nottata. Poi mi addormentavo, ogni volta, fantasticando su mondi, pianeti e teorie incredibili.  Sono sempre stato attratto da quello stile grafico accattivante e dal loro modo particolare di trattare l'ufologia, che affianca ad una metodologia scientifica  un'apertura mentale non comune nel settore.  Per fare un esempio sul valore della loro opera di divulgazione, ricordo che, prima del loro arrivo nel panorama editoriale, all’esopolitica non era mai stata data la dovuta importanza. Col passare del tempo la rivista e' cresciuta costantemente, migliorandosi ed espandendo le tematiche trattate  (adesso, con gioia del sottoscritto, inseriscono anche articoli di criptozoologia). X Times, ora più che mai, è diventato il più valido mensile di ufologia italiana, nonché una lettura interessante e piena di spunti di riflessione.
E dopo elogi clamorosi, pirotecnici e rocamboleschi, torno tutto sudato alla mia storia: quel 5 Dicembre del 2005, quando partii definitivamente per gli States. Tra i vari capricci da figlio amorevolmente viziato, diedi precise istruzioni ai miei genitori: per facilitarmi la sopravvivenza in quel territorio sconosciuto, avrei dovuto trovare, inclusa nel pacco che mi spediscono mensilmente dall'Italia, una copia fresca di stampa del magazine. E cosi' e' stato, con l’influsso benefico del cosmo sulle Poste Italiane, fino ad oggi. Nel frattempo, ho stretto amicizia con Maurizio Baiata, giornalista, ex direttore del magazine ed adesso collaboratore dagli Stati Uniti, ed ho in seguito conosciuto "informaticamente" anche altri membri della redazione, trovandomi immediatamente in sintonia (da grande appassionato di fantascienza) con Pino Morelli, Direttore Responsabile, curatore di molte delle recensioni di libri e film sci-fi, ed autore del pezzo in questione. Che dire...ritrovare un trafiletto con la mia foto sul primo numero del 2011 della rivista e' stata una sorpresa piacevolissima, ed è per questo che ne ho voluto scrivere sul blog. Non posso, quindi,  che augurare a tutti loro una vita millenaria ed esortarli a pubblicare la rivista... anche su altri pianeti.

domenica 9 gennaio 2011

Un Vecchio Jukebox


Un vecchio jukebox suona musica dimenticata, la sala è deserta. C’e’ un signore, al bancone del bar, che ascolta e beve seguendo i pensieri. Il ghiaccio nel whisky gli gela le labbra, le rende fredde come quando un amore va via e ti mancano i suoi baci. Sta lì ed osserva il ventilatore sul tetto girare all’infinito, proiettando ombre sul pavimento di quel locale malandato. Gli sembra, e questo lo fa sorridere, di scorgere le sagome familiari di due giovani che si stringono e ondeggiano lievemente, seguendo le note. Un ragazzo ed una ragazza di tanti anni fa, quando avevano vent’anni.  S’incontravano lì quasi ogni sera, per girare su quella giostra allegra che la gente chiama amore. Quello, ma ancora non lo sapevano, sarebbe stato il periodo più felice delle loro vite. Volavano insieme e credevano che il mondo fosse loro.
Ma il mondo non è di nessuno, pensa l’uomo vuotando il bicchiere. E questa vita, lo comprendi invecchiando, dura troppo.  Cominci a veder tutti gli errori, le imperfezioni, a capirne l’inganno. I bei tempi, quando nel cuore qualcosa si rompe, son sempre nel passato.
Scrive su di un foglio il suo amore per lei, accennando un sorriso, poi esce fuori e lo getta nel vento. Nessuno lo leggerà, è troppo tardi. La donna, passione di giovinezza, moglie di chissà quale sconosciuto, forse anche madre, non è più su questa terra. Se n’è andata via un mese fa, ma a quel signore qualcuno l’ha detto solo ieri, distrattamente, per far conversazione.
 C’è freddo oggi per le strade, più che in ogni altro inverno.  L’uomo si avvolge nel cappotto, gira l’angolo e sparisce da questa storia che non ha più niente da dire.
Nel bar, adesso, non c’è più nessuno. E la melodia ingenua e dolce di quel vecchio disco, almeno per stasera, è la sua voce.
Le ombre, di fronte al juke-box, continuano a ballare.