1979. Una notte qualunque a Lillian, piccola cittadina nell'Ohio. 5 ragazzini stanno girando un film di zombie amatoriale, in formato super 8 (da qui il titolo del film), sfruttando il suggestivo scenario di una stazione ferroviaria in disuso. Quello che Joe, Charles, Cary, Martin, Preston e Alice non sanno ancora è che qualcosa, qualcosa di eccezionalmente fuori dall'ordinario sta per stravolgere le loro vite per sempre. Nella frazione di pochi secondi, qualcuno guiderà un fuoristrada in direzione del treno in corsa che si avvicina all'orizzonte, il quale deraglierà disastrosamente a pochi metri da quel set improvvisato. Da uno dei tanti vagoni semidistrutti verrà fuori una misteriosa creatura dalle dimensioni imponenti, che si allontanerà istintivamente dalla zona del disastro. Tra le macerie, gli atterriti teenagers troveranno una quantità impressionante di strani cubi di colore bianco e, come se lo shock accumulato da un evento così drammatico non bastasse, i 5 si ritroveranno faccia a faccia con il conducente dell'auto che aveva scatenato il disastro. Ancora imprigionato tra le lamiere della vettura, ferito gravemente, l'uomo non è altro che il professore di biologia della loro scuola che, pistola alla mano, intimerà loro di andar via subito e di non parlare a nessuno dell'accaduto. Qualche secondo dopo, quando i ragazzini sono già in una folle fuga verso le rispettive case, i militari dell'Air Force raggiungono il luogo dell'incidente ed iniziano a circoscrivere la zona. Niente sarà più lo stesso.
Scritto e diretto da J.J. Abrams (Lost, Cloverfield, Star Trek) e prodotto da Spielberg (avete davvero bisogno che ve lo presenti?), il film è uscito negli Stati Uniti il 10 Giugno 2011, ma verrà distribuito nelle sale italiane solamente il 9 Settembre. Facendo parte di quel pubblico americano che lo ha visto nella sua release date originale, vi anticipo subito che Super 8 non offre niente di nuovo o rivoluzionario, ma che il suo valore sta proprio in quella sua nostalgia per le pellicole a cavallo fra gli anni '70 ed '80, di quando tutto era più leggero e spensierato, di quando si era giovani e si correva liberi e senza stancarsi mai. Con un gruppetto di ragazzini come protagonisti dell'avventura, così magnificamente caratterizzato, non pochi spettatori sorrideranno nel ritrovarsi indietro nel tempo, inaspettatamente, ammaliati da quell'atmosfera tipica di film quali E.T., Stand By Me, Piramide di Paura, Explorers e, naturalmente, I Goonies.
Già nella primissima scena, che ci informa della morte della madre di Joe in un incidente sul lavoro, con conseguente funerale, traspare tutta l'abilità narrativa di Abrams, che descrive l'accaduto solamente mediante l'uso di immagini, con un'efficacia immensamente superiore a qualsiasi parola o dialogo descrittivo. Davvero brillante, se volete il mio parere.
Il film continua poi la sua corsa con un ritmo molto emozionante ed intenso, che coinvolge lo spettatore anche grazie alle straordinarie interpretazioni dei suoi giovani attori (guardate, per esempio, la scena in cui Alice piange sul set del loro cortometraggio amatoriale, o provate a non affezionarvi e sentire un po' di compassione per il povero Joe Lamb).
La parte iniziale del film, con i cani della cittadina che scappano via chissà dove, oggetti metallici che spariscono, due genitori rivali che non riescono a riappacificarsi, la storia d'amore che sembra dover sbocciare tra Joe ed Alice, contribuisce mirabilmente a creare una grande anticipazione nello spettatore. Sono presenti anche momenti di comicità, di allegria giovanile strappata a quegli eventi così traumatici per la cittadina di Lillian. Io ricordo divertito, per citarne solo uno, quando i protagonisti consumano un pasto in un diner e Cary si lamenta con l'amico Charles, 13enne sovrappeso, che sta ingurgitando tutte le patatine presenti sul tavolo. Cary chiamerà la cameriera e le chiederà, con fare serio:" Could we get another order of fries? Because my friend here is fat!" ("Puoi portarci ancora patatine? Perchè il mio amico, qui, è grasso!").
Nonostante abbia apprezzato Super 8, ammetto di aver trovato la sua debolezza nella parte finale. Ho come l'impressione che J.J. Abrams , come del resto nella serie di Lost, sia stato capace di creare una grandissima tensione ed attesa, ma che non sia riuscito pienamente a fornire una conclusione solida e degna di un'intelaiatura così sapientemente costruita. Ad esser sincero, non nascondo di esser rimasto deluso anche dall'essere alieno nel film. Quando Abrams immagina una creatura (vedi anche Cloverfield) è sempre gigantesca e la si può intravedere, parzialmente, solo in qualche frame. Dai primissimi trailers e pubblicità che circolavano mesi fa, per il tipo di storia che s'intuiva da quei pochi flash, mi sarei aspettato sinceramente un alieno di tipo umanoide ma, alla fine, credo che questa sia una questione di gusti. Poi, fatico ad accettare l'altro stereotipo secondo il quale un essere, venuto da chissà quale galassia, debba cibarsi necessariamente di carne umana. Volendo inoltre commentare una delle tante reminiscenze-omaggio a Spielberg, presenti in tutto il film, devo osservare che il protagonista di Super 8 non raggiunge mai quel profondo contatto emotivo con la creatura, che il grande Steven era riuscito a tratteggiare magicamente in E.T. Succede in una maniera quasi sbrigativa, solo nel finale e senza lasciare davvero il segno. Poi quel povero essere alieno, tenuto come prigioniero da noi umani e non aiutato, riesce finalmente ad ultimare la sua astronave, unendo i milioni di cubi con parti metalliche, e vola via lontanissimo, mentre le macerie cadono sui militari in puro stile (ancora) spielberghiano. Un film da vedere sicuramente, senza farsi montare troppo dall'hype mediatico che lo circonda. Guardatelo, insomma, con gli occhi di un ragazzino.
Consiglio finale: non alzatevi troppo presto dalle vostre sedie e godetevi l'adorabile filmino di zombie durante i crediti finali, frutto della fatica di 5 filmakers in erba molto speciali..