sabato 17 luglio 2010

Monologo Stanco, Aperto e Senza Pretese

Chissà come ci si sente quando sei morto. E la tua vita, o almeno la tua percezione di essa, è andata via da qualche parte. Quando non c’è più cuore e respiro, muscoli o parole. Chissà dove si va, se si pensa ancora. Chissà perché nessuno ancora lo sappia per certo, perché molta gente ne abbia paura solo all’idea. Magari, per comprendere certe cose, bisogna filtrarle attraverso una diversa percezione, trovandosi cioè in una condizione differente. Chissà se tutti i mondi che creiamo con la fantasia, od ogni nostro sogno e pensiero, sono vivi in un’altra dimensione. Mi chiedo poi perché gli animali, che sono vivi come noi, che usano istinto e sensazioni più e meglio di noi, siano così sottovalutati, considerati comunemente come esseri inferiori. Gli uomini hanno inventato la logica, il linguaggio, la prigione del tempo, hanno costruito regole e religioni per avere il controllo della loro realtà, per dare un senso a qualcosa che non hanno mai capito interamente. E che non riescono a decifrare neanche adesso che la loro scienza è arrivata inevitabilmente al limite. A volte penso che se il genere umano non si fosse mai “evoluto” al livello attuale, il nostro pianeta non sarebbe un mondo stravolto ed in pericolo. Ed io non avrei la lucidità di pormi tutte queste domande.
Così, in una notte come questa, contemplando quel mare che tanto mi ha atteso, la mente spazia verso l’infinito e riaffiorano vecchi, assurdi interrogativi. E se facessimo parte di un progetto di cui forse è meglio non essere al corrente? Siamo davvero gli oggetti inconsapevoli di un esperimento? E se ogni individuo avesse la sua personale realtà, dettata dal cervello e dalle proprie percezioni? Oppure se, come esseri umani, avessimo da tempo imboccato una strada sbagliata, che ci sta portando verso qualcosa di innaturale e che non ha senso? Ho la spiacevole sensazione che le risposte a tutte le domande importanti, quelle che lasciano un vuoto nell’anima, ci siano negate di proposito. Non nascondo, quindi, la mia invidia per quelle persone convinte che esistere sia una mera questione di sopravvivenza, dove ciò che conta è solo mangiare, dormire e lavorare. Nascono, si agganciano ai binari che trovano davanti a loro e muoiono privi di tormenti, senza neanche chiedersi il perché di quel viaggio. Beati loro.
Adesso in molti credono che il mondo sarà soggetto ad un enorme cambiamento, o addirittura finirà, nel 2012. Se così fosse, non penso che sia la prima volta per la Terra. Ho la sensazione che questo pianeta ospiti, ciclicamente, civiltà ed esseri viventi. Io, nel mio piccolo microcosmo, nella mia esperienza di uomo messo in terra, sto qui e cerco di comprendere quel che posso. Al prezzo di sembrare folle, non scarto nemmeno le ipotesi più lontane dal modo di pensare “tradizionale”. E comincio ad esser dell’idea che la verità, altro termine inventato dalla nostra lingua per incamerare qualcosa di immenso ed assoluto in un concetto o singola parola, risieda dentro di noi. E che sprechiamo del tempo prezioso quando ci ostiniamo a cercarla esclusivamente all’esterno.
Intanto, davanti a questo cielo notturno di metà Luglio, respiro l’aria della mia Sicilia e gioisco nel trovar per strada la mia gente, provando emozioni quasi dimenticate. Poi torno a casa e osservo quel piccoletto nella culla che dorme già da un pezzo, mentre mia moglie apre gli occhi per regalarmi un sorriso. E, ancora per un altro giorno, mi accontento cosi'.