martedì 13 maggio 2008

Un Gabbiano Qualunque del Cielo

La giovane Teles quel giorno salì a galla per vedere il cielo. Era come il mare ma più vasto, non c’erano pesci e coralli ma nuvole ed uccelli che davano al tutto un aspetto curioso.
Signor gabbiano! -gridò la sirenetta rivolgendosi ad uno dei tanti volatili- Signor gabbiano, presti attenzione!”
Qualche secondo ed un pennuto piuttosto vecchio e malandato le si avvicinò planando lentamente. Teles notò subito che l’uccello non aveva più uno dei suoi occhi, era come se gli fosse stato strappato via.
Per le ali del Grande Celeste, ma cosa sei ?! -esclamò il gabbiano interdetto- Vista dall’alto mi eri parsa una bambina, ma da quel che l’acqua lascia trasparire tu hai ben altro che due gambette rosa !”
Sono una sirena !”rispose la piccola con garbo. E nel frattempo salì a galla anche la sua amichetta, una piccola sardina che non la lasciava mai sola. “Una sirena??…Ma si, una sirena !! Una volta un mio amico me ne ha descritta una. Era l’alba e l’ha vista saltare fuori dalle onde insieme ai delfini … ma vedo che anche tu sei in compagnia!”affermò il volatile standosene sospeso a mezz’aria.
Sicuro ! -replicò Teles mentre il pesciolino le nuotava intorno- Le sirene vivono in armonia con tutte le creature del mare ! E dimmi, Signor gabbiano, ti ho chiamato per sapere se anche tu vuoi essere mio amico!”
Al pennuto scoppiò subito una risata.”Amici ? Per le penne dei Sacri Migratori !! Il cielo ed il mare non hanno niente di che spartire e non ce l’avranno mai ! Queste acque, per me e tutte le altre creature che vedi lassù, sono solo una fonte di nutrimento e nient’altro ! E per di più sono piene fino all’orlo di tranelli e pericoli mortali !! Vedi lo squarcio che ho qui a sinistra al posto dell’occhio? -proseguì il vecchio gabbiano avvicinandosi ai due nuotatori- Questo è il ricordo dell’unica volta che non sono stato diffidente verso il vostro caro oceano. Mi ero addormentato, lasciandomi cullare dalle acque e un amo galleggiante si è portato via metà della mia vista ! Per non parlare di quell’inverno che un’onda quasi non mi sommergeva ! L’anno scorso -continuò sdegnato- mio fratello è stato morso ad un’ala da un grosso pesce ed è morto tra i flutti che adesso vi accarezzano. Io e te apparteniamo a due mondi diversi per natura e non possiamo avere alcun legame…questo è tutto !”
Non è vero, non è vero !! –rispose la sirenetta quasi piangendo- Io conosco perfino chi riesce a convivere tra cielo e mare : i pesci volanti. Pensa ai pesci volanti !”
Quelli ? Quelli sono soltanto degli ibridi che vagano senza pace tra due mondi, come forse lo sei tu che appartieni per metà alla terraferma !” E detto questo il gabbiano, con un rapido scatto, si avventò sulla sardina accanto Teles e la strinse forte con il becco, allontanandosi subito verso l’alto con il pesce che già non si muoveva più.
Da quel giorno la sirenetta non ebbe più voglia di ammirare il cielo e tutte le sue meraviglie. Lo fece solo qualche volta, di notte, per guardare le stelle. Riflettendo sull’ultima frase detta dal gabbiano.

4 commenti:

Marco Talotta ha detto...

Un paio d'anni fa avevo cominciato a scrivere "La Trilogia della Sirena". Il mio intento era quello di contaminare i toni leggeri di una favola per bambini con la crudezza della vita reale.La prima parte,"Il Dono", era una poesia su Teles ormai adulta, la seconda era un flashback sul suo passato(il post che avete appena letto)e la terza doveva narrare le gesta della sirena, accompagnata da un gruppo di delfini, alla ricerca della "fine del mare". Magari, in uno dei prossimi posts, inserisco la poesia sopra citata.Solo Nettuno lo sa...

Salvo ha detto...

Hai contaminato, non c'è che dire...
Stai tirando un pò di bella roba fuori dal cassetto. Bravo, era ora.

Anonimo ha detto...

mi ricordo quando un pomeriggio d'autunno mi hai fatto leggere la poesia della sirenetta...ne ho proprio un bel ricordo

Anonimo ha detto...

In attesa del "Il Dono" non posso che fantasticare su questa bellissima favola per adulti(come me). Alla ricerca della "fine del mare" ormai che lo hai detto la devi scrivere, non puoi lasciarci in sospeso cosi. Quindi buon lavoro!

Lo zio d'America.
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