venerdì 1 agosto 2008

La Statua di Luigi Rizzo

Luigi Rizzo, del color del bronzo, ascolta i flutti dietro di lui, con attenzione. Le onde si accavallano tra loro per infrangersi sulla banchina, ritmicamente, delicatamente, con uno scrosciare ogni volta diverso. Non ce ne è una uguale all’altra, non è mai successo e lui lo sa. L’azzurro del mare si esprime per vie infinite.
I bambini, questa mattina, girano intorno alla statua sulle loro bici, felici e senza pensieri. E una coppia di ragazzini si bacia lì di fronte, sulla panchina, esplorando l’amore.
Luigi Rizzo sta sempre lassù sul piedistallo ed aspetta l’inverno, e con esso la pioggia. Per sentir di nuovo sul viso le notti di gloria, guerra e tempesta, quando c’erano solo acqua, vento e nemici da ogni parte ed il cuore batteva forte, nelle vene il sangue si incendiava ed il coraggio di un solo uomo cambiava la storia, per sempre. E poi l’Italia, Milazzo, la gente e tutti per strada guardavano a lui con un sorriso fiero, sincero. Il sorriso che si mostra ad un eroe.
Ed “eroe” lo chiama il sindaco, di tanto in tanto, mentre legge con enfasi il suo discorso e la banda suona a perdifiato, sudando nelle divise ben stirate. Un lungo applauso, poi vanno via lasciando una corona di fiori o due. Ed il silenzio tutt’intorno.
Luigi Rizzo sta ancora lì e lascia scorrere il tempo riempiendo le giornate con i ricordi. Spesso, se osservi bene la sua statua, puoi trovarlo assorto nel pensiero della grande mareggiata del 1981. Quando neanche la grigia banchina poté separarlo dalla furia maestosa delle acque, che quel giorno travolsero tutto e l’incontrarono, per dare l’addio. E fu uomo e mare di nuovo insieme. Simbiosi mai dimenticata.
Intanto, come sempre, l’inverno e i suoi acquazzoni si avvicinano ogni giorno di più e Luigi Rizzo, con la meraviglia di un bimbo, contempla le nuvole formarsi pian piano su di lui, in quel cielo sconfinato. Il sole, da lassù in alto, riscalda sempre meno il bronzo del suo busto e la gente, presa da mille cose, sembra svanire via nel nulla. Rimangono solo i ragazzi, abbracciati su quella panchina, che continuano ad amarsi.

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