Vengo da un mondo piccino.
Dove i ragazzi si incontrano al mattino e vanno a scuola a piedi. Dove la nonna, ogni giorno, manda il nipote alla bottega dell’angolo per fare la spesa. Dove la gente raccoglie i fichi d’india che sporgono sulla strada. E dove i vecchi escono dal frigo la bottiglia di vino buono, quella senza etichetta.
Un posto piccolo dove i bambini, nel pomeriggio, giocano in piazza e sui marciapiedi. Dove la domenica il papà arriva a casa con i pasticcini. E fuori dalla finestra senti passare la processione, mentre la gente esce di corsa sui balconi.
Vengo da un luogo dove il tempo non è denaro, ma è la vita che scorre. E per questo non si va di fretta, ma si cammina. Dove conosci tutto e tutti. E dove ci si saluta e ci si mette a parlare.
E’ un microcosmo dove i pescatori guardano al mare come se fosse la loro madre. Dove la mattina presto puoi sentire nell’aria l’odore del pane. E dove se sali in collina scorgi tutto il paese. E vedi tutta la tua vita, per com’è e per come sarà.
Questo mondo, così caro e piccino, io lo porto sempre dentro di me. A volte mi chiama nei sogni, con dolcezza, per ricordarmi chi sono. E mi dice “ Stai tranquillo, Marco, dormi bene. Che tanto ti aspetto e non cambio mai.”