lunedì 5 gennaio 2009

Marco e lo Zio d’America: L'Incontro a New York

Con lo Zio d’America non c’eravamo mai incontrati di persona. L’avevo scoperto, nei giorni in cui ancora vivevo in Italia, come il milazzese per eccellenza su tanti siti, forum e pubblicazioni. Un’entità astratta che, dalla lontanissima America, assorbiva e vegliava sullo spirito della sua cittadina mai dimenticata.
A mezzogiorno del 19 Dicembre, quando fuori la neve riempiva di bianco la cima dei grattacieli, le strade ed i cappotti della gente, Carmelo è arrivato a prenderci alla Grand Central Station di New York, indossando distintamente una coppola siciliana ed esibendo un sorriso semplice, che dava a me e ai miei familiari un benvenuto sincero, rompendo così ogni indugio, attesa ed interrogativo. Non ci eravamo mai visti prima d’allora, ma sempre stimati reciprocamente ed istintivamente. In particolare, tempo fa, lo Zio d’America mi aveva inviato una copia del suo libro ”Dove il Sole Tramonta a Ponente” e ne ero rimasto abbagliato, immergendomi ed immedesimandomi totalmente in quella sua epopea autobiografica, dove un giovane appena ventenne lascia Milazzo e tutti i suoi affetti per imbarcarsi verso gli Stati Uniti. Ricordo che lo lessi tutto d’un fiato una notte e che poi mi precipitai al computer per ringraziare l’autore con un’e-mail. E come poi scoprii durante quel gelido pomeriggio a New York, appena arrivati a casa di Carmelo, i miei commenti a caldo sulla sua opera erano stati integralmente inclusi in un bell’articolo su “America Oggi”, quotidiano italiano pubblicato negli Stati Uniti. Così, dopo un’occhiata incredula al giornale, del quale me ne aveva gentilmente conservato una copia, mi venne come l’impulso di dare uno sguardo ravvicinato ad una stanza in particolare della sua abitazione, che per qualche ragione brillava di una luce diversa. Era una camera vicina al soggiorno, un luogo tutto intimo e personale fatto di ricordi vivi, foto e quadretti raffiguranti Milazzo e Lipari. Con la televisione accesa che parlava l’italiano della RAI ed al centro il computer dal quale, ogni notte, Carmelo si affaccia verso quel mondo oltre l’oceano, per afferrarne anche solo uno scorcio e mettere il cuore a tacere ancora per un po’. Mi sentivo come se avessi fatto una grande scoperta, o che qualcosa dentro di me fosse stata chiarita. Avevo visto lo Zio d’America dall’altro lato di quel monitor.
La giornata è continuata poi, piacevolmente, con un maestoso pranzo italiano cucinato dalla moglie Michela, della quale spesso lui si lamenta scherzosamente (proprio come faccio io con la mia Christina!). Michela, originaria della Puglia, non ha esitato a confermarci l’ossessione del marito per la terra della sua infanzia, che è sempre nei suoi discorsi, ed in cuor mio sorridevo, sapendo come ci si senta ad averla dovuta abbandonare.
Mentre ormai le strade di fronte erano completamente bianche, a tavola ci si soffermava a ricordare i personaggi storici e attuali del nostro paesino siciliano, a cercare di dare un senso alla politica italiana e ad annaffiare il tutto con un buon caffè.
Carmelo, meglio di un parente, è stato straordinariamente affettuoso con me e la mia famiglia: ci era venuto a prendere alla stazione ferroviaria (40 minuti da dove abita), pagato il viaggio di andata e ritorno e, come se la generosità non fosse stata abbastanza, ci ha regalato dei biglietti per un musical a Broadway. Era amareggiato, tanto da non dormirci la notte, perché la tempesta di neve aveva rovinato i suoi programmi, così non poteva vedere lo show con noi, o mostrarci di persona la sua New York. Ma anche solo quel pomeriggio insieme, tra sguardi, sorrisi e parole importanti, mi è servito a capire quanto quel mio contatto informatico e telefonico fosse davvero un amico in carne ed ossa, qualcuno su cui -come mi ripete lui spesso- potrò contare sempre.
Lo Zio d’America è una persona diversa da quelle che si vedono adesso in giro, il tempo non ha cambiato il suo entusiasmo per la vita e la sua voglia di sognare. E’ un siciliano fiero dagli occhi vivi e buoni, come fossero quelli di un bambino. Un bimbo che osserva quella sua Milazzo dentro una sfera di vetro e la stringe tra le mani come se fosse il suo unico tesoro.
Alla fine della giornata, mentre ci accompagnava a prendere il treno, lui guardava me come se fossi il Carmelo del passato, io guardavo lui come se fosse il Marco del futuro. Cose che non ci siamo mai dette.



3 commenti:

Sergio ha detto...

Incontrare un compaesano fuori dalla propria città non ha prezzo.

Ciao Marco, prima di partire di nuovo per Milano ho passato un'intera giornata a fotografare Milazzo.
Volevo sottoperra alla tua attenzione tre mie foto; volevo sapere cosa ne pensavi del breve commento che ho scritto sotto ciascuna foto, piccole emozioni che ti passano per la testa nel momento in cui stai per postare una foto.

- http://www.flickr.com/photos/sergioandaloro/3181034173/

- http://www.flickr.com/photos/sergioandaloro/3181066105/

- http://www.flickr.com/photos/sergioandaloro/3184179989/

Marco Talotta ha detto...

Sergio,
ormai controllo sempre il tuo angolo sognante,
quindi stai sicuro che i tuoi scatti non passano inosservati! Quando ho visto la foto della 500 ho sorriso, pensando a quella tutta rossa, antichissima, che mia moglie ha comprato anni fa da un vecchio di Lipari, e che ora riposa in un garage, sognando nuovi momenti di gloria. E' significativo che la foto sia in bianco e nero, come a voler dire che, certe cose, nella nostra Sicilia difficilmente cambieranno col tempo. Ecco perchè camminando in molti posti a Milazzo, come la Croce di mare delle altre fotografie, puoi avvertire nell'aria, tra i muri, tra le rocce, negli odori, nei silenzi, quella sensazione di "eterno ed immutevole". Immutevole come la giornata di quel vecchio pescatore che, in contrasto con i tempi moderni e lo stress e le incertezze che schiacciano la nostra generazione, in fondo si sente felice e stà li a fare il suo lavoro, come dall'alba della storia, mentre il mare gli parla ancora da lontano. Continua sempre nel tuo impegno di fotografo e non lo trascurare mai, vedrai che, alla fine, sarà quella la voce più vera della tua anima. Come lo è per me la scrittura.
Tanto per ribadirlo, mi ronza sempre in testa l'idea di una nostra collaborazione importante, che ancora non riesco a materializzare, visto che sarà un progetto a distanza.Ci sentiamo,
Marco

Sergio ha detto...

Grazie Marco per le tue parole. Come al solito leggendole mi fanno rizzare la pelle. Scrivi davvero magnificamente.
Spero davvero vivamente in una futura collaborazione con te su questo fantomatico progetto che ti ronza in testa. Non sto nella pelle.
Grazie per seguire costantemente il mio album fotografico. Mi fa sentire meno solo l'idea che da qualche parte nel mondo c'è qualcuno che guardando le mie foto possa in qualche modo provare quello che sento io.
A presto.
Sergio.

P.S. Un giorno quando tornerai a Milazzo consiglio a te ed a tua moglie di dare una spolverate a quella vecchia 500 rossa e, se Lei vorrà, di rimetterla in strada. Avrà il suo momento di gloria ed un posto nel mio album.