giovedì 8 settembre 2011

"Milazzo". Testo: Marco Talotta - Foto: Giuseppe La Spada (http://www.flickr.com/photos/gls_italy/ )



Amore d'infanzia che fa le guance rosse, di quando da bambino saltavo sul muretto di fronte scuola, cartella in spalla. Nessuno sa davvero che ci sei, Milazzo. Unita al mondo da un soffio di terra, il resto è rapito dal mare.

Amore di giovinezza mai dimenticato. Gli scogli che odoravano di sale, in quei pomeriggi senza voglia di studiare. E mille meraviglie scoperte da ragazzi, tra il centro, le salite e le stradine.

Amore tradito e abbandonato, dei miei anni lontani da te. Ricordo quel mercoledì d'inverno di tanti anni fa, quando misi l'anima nella valigia e, da lì, lei non volle mai uscire. Ad una ad una vedo le facce di tutti i tuoi figli che sono dovuti andar via, e ancora piangono guardandosi indietro.
Sei tu la casa che mi aspetta, Milazzo. Sei una musica lontana e sublime, che sento ancora da oltre l'oceano.
 E scorgo i colombi del palazzo del Comune, mentre si alzano in volo. Sono un ventaglio bianco e grigio che avvolge la strada per un attimo.
E le barche dei pescatori riposano sulla spiaggia, dopo una giornata a cavallo del blu.
Sul lungomare le famiglie, i ragazzi, i vecchi e tutti passeggiano, giocano, scherzano, discutono. Qualcuno, alzando gli occhi, troverà il salto dei delfini all'orizzonte e non lo scorderà mai.
Al porto, lì vicino, le navi non hanno mai smesso di attraccare e di ripartire. Passa la processione, di fronte in strada, e sul fragore della banda mi risveglio da questo sogno fatto troppe volte.

In questi miei anni lontano, da te e da tutti, ho trovato una consolazione, come una carezza su di un cuore stanco che non sa più davvero gioire.
Non importa cosa succederà e dove mi porterà questo mio vagare, Milazzo. Un giorno sarò una delle tante pietre nel tuo cimitero. E riposerò, sereno, cullandomi in un amore perduto e per sempre ritrovato.

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