Successe Davvero (storia dedicata a mia madre)
Acqua. Papá fissava l'acqua bollire nella pentola con sguardo assente. Da qualche giorno, pareva avesse gli occhi umidi e spenti di un pesce. E come un pesce era muto e non parlava quasi piú con noi o con nessun altro. Carezzai la mia sorellina e tentai di rassicurarla, le dissi che tutto sarebbe tornato come prima. Adesso lui si era alzato per sedersi davanti a quella finestra che dava sul mare. Sembrava molto tormentato, mentre scrutava qualcosa che noi bambine non potevamo vedere. Presto papá cominció a passare ore ed ore nella doccia. Occhi e bocca aperti, mentre il getto d'acqua fredda sembrava dargli finalmente la pace che cercava. Mamma non riusciva a capirlo e si era giá arresa, cosí spesso piangeva chiusa in camera per non farsi vedere. Papá tentava di giocare con me, ma non ci riusciva davvero. Qualcosa gli faceva troppo male e lo stava cambiando, era evidente. Credevo ormai di vedere delle piccole squame crescergli su per il collo, che lui si grattava nervosamente. Una sera di pioggia, mentre finivo i compiti di scuola, vidi papá aprire la porta e camminare verso la spiaggia. Con grande ansia decisi di seguirlo. Quella sarebbe stata la mia ultima volta con lui, ma a quel tempo non potevo immaginarlo. Ero dietro , infreddolita e senza scarpe, lui non notó subito la mia presenza. Il mare a quell'ora era una distesa infinita e tutta nera, appena increspata dall'acqua che continuava a cadere dal cielo. Stavo quasi per raggiungerlo, per prendergli la mano, quando qualcosa ruppe quel silenzio cosí irreale. Vidi dei delfini che si avvicinavano alla riva, lentamente e con grazia naturale. Cantavano qualcosa che parve un richiamo. Non poteva essere vero, mi ripetevo mentre il cuore cominciava a battermi ancora piú forte nel petto. Papá, in un attimo che ho ancora impresso nella memoria, si giró verso di me per regalarmi quello che cercava di essere un sorriso. Il sorriso che avrebbe voluto rivolgermi durante i nostri ultimi giochi insieme. Poi il suo volto si fece immensamente triste, quando tornó a guardare quelle acque cosí fredde e scure. Si liberó dei vestiti ed il suo corpo diventó tutto grigio, la sua pelle lucida e completamente squamosa. Quando gambe e braccia toccarono l'acqua, sembrarono cambiare in pinne ed una coda. Nessuno ci crederá mai. Cosí, senza preavviso, papá sparí per sempre nell'abisso, ed un silenzio ancora piú profondo si impadroní di quella spiaggia e di tutte le cose del mondo.
Neanche un giorno dopo la sua scomparsa, sentii qualcuno
dire la bugia piú grande e meschina. Raccontarono che mio padre si era ucciso,
che il suo corpo fu trovato al largo da alcuni pescatori.
Passarono anni, decenni, e mia madre e mia sorella se ne
fecero una ragione, ma non io. Io sono l'unica a sapere. Quello che il mare
aveva restituito era soltanto il guscio della sua vita passata. Papá é libero e
sta bene. Tempo fa il mio figlio maggiore, nonostante lui abbia solo una foto
scolorita di quel parente mai conosciuto, mi ha rivelato di sentire spesso la presenza
del nonno, che veglia sulla nostra famiglia dalle acque. Mi ha detto che
non sono una donna debole ed illusa, come converrebbe credere. Sono solo
una bimba che ha voluto conservare la sua innocenza in una notte di
tempesta. E adesso che comincio ad
invecchiare ne ho la certezza.
A volte, di notte, guardo fuori dalla finestra verso la
spiaggia per salutarti, per farti sorridere ancora per una volta prima di
andare. Papá che non mi hai
mai abbandonato.