lunedì 29 ottobre 2012

Successe Davvero (storia dedicata a mia madre)


 Acqua. Papá fissava l'acqua bollire nella pentola con sguardo assente. Da qualche giorno, pareva avesse gli occhi umidi e spenti di un pesce. E come un pesce era muto e non parlava quasi piú con noi o con nessun altro. Carezzai la  mia sorellina e tentai di rassicurarla, le dissi che tutto sarebbe tornato come prima. Adesso lui si era alzato per sedersi davanti a quella finestra che dava sul mare. Sembrava molto tormentato, mentre scrutava qualcosa che noi bambine non potevamo vedere. Presto papá cominció a passare ore ed ore nella doccia. Occhi e bocca aperti, mentre il getto d'acqua  fredda sembrava dargli finalmente la pace che cercava. Mamma non riusciva a capirlo e si era giá arresa, cosí spesso piangeva chiusa in camera per non farsi vedere. Papá tentava di giocare con me, ma non ci riusciva davvero. Qualcosa gli faceva troppo male e lo stava cambiando, era evidente. Credevo ormai di vedere delle piccole squame crescergli su per il collo, che lui si grattava nervosamente. Una sera di pioggia, mentre finivo i compiti di scuola, vidi papá aprire la porta e camminare verso la spiaggia. Con grande ansia decisi di seguirlo. Quella sarebbe stata la mia ultima volta con lui, ma a quel tempo non potevo immaginarlo. Ero dietro , infreddolita e senza scarpe, lui non notó subito la mia presenza. Il mare a quell'ora era una distesa infinita e tutta nera, appena increspata dall'acqua che continuava a cadere dal cielo. Stavo quasi per raggiungerlo, per prendergli la mano,  quando qualcosa ruppe quel silenzio cosí irreale. Vidi dei delfini che si avvicinavano alla riva, lentamente e con grazia naturale. Cantavano qualcosa che parve un richiamo. Non poteva essere vero, mi ripetevo mentre il cuore cominciava a  battermi ancora piú forte nel petto. Papá, in un attimo che ho ancora impresso nella memoria,   si giró verso di me per regalarmi quello che cercava di essere un sorriso. Il sorriso che avrebbe voluto rivolgermi durante i nostri ultimi giochi insieme. Poi il suo volto si fece  immensamente triste, quando tornó a guardare quelle acque cosí  fredde e  scure. Si liberó dei vestiti ed il suo corpo diventó tutto grigio, la sua pelle lucida e completamente squamosa. Quando gambe e braccia toccarono l'acqua,  sembrarono cambiare in pinne ed una coda.  Nessuno ci crederá mai. Cosí, senza preavviso,  papá sparí per sempre nell'abisso, ed  un silenzio ancora piú profondo si impadroní di quella spiaggia e di tutte le cose del mondo. 

Neanche un giorno dopo la sua scomparsa, sentii qualcuno dire la bugia piú grande e meschina. Raccontarono che mio padre si era ucciso, che il suo corpo fu trovato al largo da alcuni pescatori.

Passarono anni, decenni, e mia madre e mia sorella se ne fecero una ragione, ma non io. Io sono l'unica a sapere. Quello che il mare aveva restituito era soltanto il guscio della sua vita passata. Papá é libero e sta bene. Tempo fa il mio figlio maggiore, nonostante lui abbia solo una foto scolorita di quel parente mai conosciuto,  mi ha rivelato di sentire spesso la presenza del nonno, che veglia sulla nostra famiglia dalle acque. Mi ha detto che non  sono una donna debole ed  illusa, come converrebbe credere. Sono solo una bimba che ha voluto conservare la sua innocenza in una notte di tempesta.  E adesso che comincio ad invecchiare ne ho la certezza.

A volte, di notte, guardo fuori dalla finestra verso la spiaggia per salutarti, per farti sorridere ancora per una volta prima di andare. Papá che non mi hai mai abbandonato.


3 commenti:

Sinelogix ha detto...

Really very interesting article
Web Designer in Bangalore

Daniela ha detto...

Non ho molto tempo, eppure non riesco a smettere di leggerti...qui ho voluto lasciare una traccia del mio passaggio...
Complimenti!
Dall'altra parte dell'Oceano,

Marco Talotta ha detto...

Grazie Daniela, soprattutto per aver lasciato una traccia del tuo passaggio. Fatti sentire ancora, se vuoi, magari per parlare un pó. Puoi contattarmi alla mia email o, se lo usi, su Facebook. Un abbraccio.