L'Isola di Milazzo
Dopo un violento terremoto, in un giorno caldo d'estate, la
penisola di Milazzo si staccò dalle altre
terre. Successe tutto in un istante, mentre i politici dibattevano animatamente
tra loro e giovani e vecchi protestavano
in piazza. Non ci fu davvero nessun danno, ma la gente dimenticò
quel che stava facendo e si precipitò
a guardare dai bordi della costa. Il paese adesso scivolava, dolcemente, su quelle acque di un turchino meraviglioso. Come in un sogno
inaspettato, tutti si sporgevano per ammirare quel prodigio. Adesso Milazzo era
un'isoletta senza ancora, in preda ai mari e alla natura dei venti. Nessuno
voleva o sapeva come fermarla. Alcuni intravidero ben presto i litorali del
centro Italia, poi fu la volta di quelli del nord. Da lì
ogni esule milazzese, non credendo ai suoi occhi, saltava su quella striscia di
terra, abbandonando i luoghi che lo avevano adottato. Francia e Spagna furono
le tappe successive, mentre intere famiglie tendevano le mani ai loro cari, che
adesso tornavano a casa con un solo balzo. Il viaggio di Milazzo continuò
senza sosta, mentre i bambini ammiravano stupiti gli elefanti e le giraffe
dell' Africa. Era la più strabiliante ed
incredibile di tutte le avventure, un alternarsi fiabesco di caldo e
freddo, pioggia e ciel sereno. La gente
sorrideva e si abbracciava, erano di nuovo tutti insieme. Quando l'isoletta si
trovò in mare aperto, alla volta
delle Americhe, i vecchi pescatori cominciarono a gettare le reti in mare,
meravigliandosi nel vedere pesci dalle forme e dai colori sconosciuti. Quella
sera, i milazzesi disposero centinaia e centinaia di tavoli sul lungomare. Si
sedettero tutti insieme in una tavolata di cui non si vedeva la fine, mangiando
i frutti di quelle acque ed osservando la schiuma bianca delle onde, che pareva
quasi burro per le loro pagnotte. I contadini portarono frutta, verdure per
l'insalata ed un vino delizioso, mentre i pasticceri offrirono cannoli e
cassatine a volontà. C'era anche
chi arrostiva la carne dei suoi vitelli e spandeva nell'aria un odore
delizioso. Poi, alla fine della cena, il sindaco ed il prete chiamarono
all'appello i cittadini che erano appena ritornati in patria, incitandoli a
raccontare le loro storie. Uomini, donne e bambini ascoltavano affascinati la
grande emozione di quelle voci e applaudivano commossamente. Era stata una
giornata storica, surreale, da riempire il cuore e dare un senso a tutte le
cose, finalmente. Lasciarono tutti il
banchetto e si diressero sereni verso le loro case. Qualcuno dormì
sulla spiaggia, altri non chiusero occhio per l'eccitazione, non volendo
perdersi neanche un secondo di quella traversata. Nelle prime ore del mattino,
l'America si stagliava imponente all'orizzonte. I primi a vederla furono dei
ragazzini, appostati sulle torri
dell'antico castello. Fu allora che sentii chiamare il mio nome, a squarciagola,
da migliaia di voci. Le campane di ogni chiesa di Milazzo suonavano a festa, la
banda picchiava sui tamburi a più non posso, ed
alla musica si univa il clacson di auto e motorini. Erano venuti a prendermi.
Afferrai il bambino tra le braccia e
chiamai mia moglie, che stava per andare al lavoro. Le dissi di correre, di non
prendere niente con sé e di lasciar le
valigie. Su quella striscia di terra, adesso sempre più
vicina, c'era tutto quello che potevamo desiderare. Durò
solo un attimo, ma quello fu il salto più
bello di tutta la mia vita, anche se avevo gli occhi pieni di lacrime e non
vidi un granchè. Sospeso tra
quei due mondi ora così vicini, sentii
l'anima risvegliarsi da un sonno durato anni.
Ci presero al volo le braccia di
mio fratello, mio padre, mia madre e tutti gli amici, con il sorriso radioso di
chi non poteva ancora crederci. Mio figlio vide subito dei piccolini giocare in
piazza, e si unì a loro parlando
italiano. Tutte le cose avevano un senso, adesso, un'armonia. Avevamo trovato
la pace, quando forse eravamo pronti ad abbandonare ogni speranza. Le campane
non smettevano di suonare, la gente si abbracciava e si stringeva le mani.
C'era un gran vociare ed un immenso entusiasmo, come era giusto che fosse.
Milazzo non aveva bisogno di niente altro che dei suoi abitanti, delle grosse
arance succose, le campagne, l'olio d'oliva, gli animali ed il mare a fare da
contorno. Erano arrivati i tempi che ognuno di noi aveva atteso, spesso con
dolore ed incertezza. Era un nuovo inizio e niente avrebbe potuto cambiarlo.
Milazzo si mosse ancora per qualche settimana, riprendendosi ad uno ad uno
coloro che se ne erano dovuti allontanare, poi la sua rotta cambiò
per tornare in Sicilia. E si fermò quasi a
toccarla, tra le Isole Eolie ed il Golfo di Patti. Rimanemmo tutti lì,
cullati dal Mar Tirreno e scaldati dal clima al quale eravamo familiari.
Imparammo la lezione e fummo grati alla natura per averci dato un'altra occasione.
A metà 2013, eravamo i cittadini
orgogliosi dell'isola di Milazzo. La gente di tutto il mondo ne parlò
come se fosse una leggenda, ed i turisti fecero a gara per vedere se tutto
questo fosse vero. Alcuni lo intuivano, pochissimi ne conoscevano il segreto e
preferivano tacere.
Era soltanto il sogno di un emigrato siciliano in terra
straniera, messo su carta in una notte di grande nostalgia. Ma non si rovina la
poesia, non si distrugge un quadro, non si calpesta un fiore nell'arido
deserto. Se può dare speranza o
sollievo, meglio lasciar fluttuare nell'aria la sua essenza. Per chiunque
voglia coglierla.
2 commenti:
Ciao Marcoooo; mi sorge un dubbio, ma se l'isola si spostava, gli aliscafi per Alicudi partivano lo stesso?? E la ditta giuntabus falliva?? Ti prego dammi una risposta sincera....
Caro omonimo e conterraneo, ti rispondo con l'unica verita' certa che possiedo. Credo che la Giuntabus, ditta conosciuta e rispettata in tutto l'emisfero, con i suoi autobus che vanno per i paesi ed odorano di pescestocco, con la loro stazione radio rustica dalle canzoni mal tollerate dai passeggeri piu' sensibili, non fallira' mai. Si vocifera di una loro mega-produzione per una pubblicita' durante il SuperBowl americano, unita alla sponsorizzazione della nuova armatura di Iron Man. L'eroe rosso e dorato (per decisione dello stesso Tony Stark) sfoggera' il nuovo logo Giuntabus, a forma di arancino fumante, in bella mostra sul petto.
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