martedì 21 aprile 2015

La Canzone Dimenticata


Siamo tutti chiusi dentro scatole asettiche di vetro e cemento, aggrappàti ad un orologio ci spostiamo lontani dal ritmo del cuore. Poi, fuori, scivoliamo storditi sui binari sistemati lí per noi. E non sappiamo davvero dove stiamo andando, ma ci dicono che dobbiamo. Dobbiamo seguire per vivere, stare su quella linea per essere accettati.  E gravitiamo lontano dal richiamo vero che e' in noi, senza poter ascoltare quella voce dentro . A nessuno importa veramente della nostra anima. La gente ignora che sia quella la nostra eterna giovinezza, o non ci bada. Solo i bambini, solo i ragazzini innamorati sembrano capirlo, ma poi devono crescere e lo dimenticano. A volte per sempre.
 Ma ho visto un vecchio, anni fa, seduto dentro un'aiuola del parco che sorrideva al sole, si beava delle carezze di ogni filo d'erba sul viso. Non aveva bisogno di una panchina perche' la terra e' piu morbida, piu' vera, piu' calda, diceva. Era come un bimbo che non si preoccupava di cosa pensare, di come apparire. Quel vecchio, immaginai tra me, non sarebbe morto mai davvero. Siamo noi quelli che se ne sono gia' andati, che hanno smesso di provare. Abbiamo messo su enormi citta' su citta', fabbriche, torri, grattacieli che nascondono il cielo, siamo governati da una tecnologia cosi' facile e veloce che non ci lascia fermare a pensare. Dovra' pur esserci un rimedio, una via diversa, qualcosa che suoni piu' come una canzone che come un comando gridato.

D'estate mi adagio spesso nel fondo del mare per sentirmi sospeso, in quei brevi istanti di verita', senza che nulla possa schiacciarmi. Non son piú schiavo delle regole, convenzioni, della razionalita' esasperata.  Tra le acque fresche ed immutate nei secoli, sono libero come nessun altro. Sono di nuovo un bambino. 

Nessun commento: